La tonnage tax sta divenendo uno strumento di tassazione dello shipping che travalica i confini dell’Europa e si afferma con successo anche in altri Paesi. Dopo l’India, prima tra gli Stati extraeuropei ad aver inserito nel proprio ordinamento un sistema di tassazione forfetaria simile a quello adottato dalla Gran Bretagna, oggi è la volta del Giappone. Da aprile le società armatoriali che rispondono a determinati criteri potranno optare per un’imposta forfetaria basata sul tonnellaggio netto della flotta. Dieci operatori giapponesi hanno già presentato piani preliminari di adesione e tra questi figurano i tre più importanti del Paese vale a dire Nippon Yusen Kaisha, Mitsui OSK Lines e Kawasaki Kisen Kaisha. A seguire altri sette di medio calibro vale a dire Asahi spedizioni, Asahi Tanker, Iino Kaiun Kaisha, Sanko Steamship, Shinwa Kaiun Kaisha, Daiichi Chuo Kisen Kaisha e Nissho spedizioni.
Gli obiettivi del governo
Il governo giapponese ha chiesto però a tutti gli armatori nazionali il rispetto di due precise condizioni. Ogni operatore, ammesso al nuovo regime, deve impegnarsi nell’arco dei prossimi cinque anni a raddoppiare la flotta operante entro i confini nazionali e incrementare nell’ordine del 150 per cento la consistenza degli iscritti nel registro della gente di mare impiegati su navi nazionali. L’obiettivo del governo, anche in questo caso come per altri Paesi alle prese con analogo problema, è rilanciare l’industria marittima nazionale che negli ultimi anni ha subito i contraccolpi dell’agguerrita concorrenza dei Paesi terzi. Un periodo di crisi del comparto, che ha avuto anche come conseguenza non soltanto la diffusione del fenomeno meglio conosciuto con il termine di flagging out, vale a dire il passaggio delle navi da una bandiera nazionale ad alto costo ai registri open, più competitivi sul piano dell’attività amatoriale e meno vincolati alle procedure che disciplinano nei registri tradizionali gli aspetti fiscali e societari, gli standard di sicurezza ma anche la scelta differenziata degli equipaggi delle imprese di navigazione.
La Slovenia tra le nuove ammesse
Di recente la Commissione europea ha adottato due provvedimenti in materia di navigazione marittima. La Slovenia è stata autorizzata a introdurre il nuovo regime fiscale basato sulla tonnage tax, con possibilità di applicarlo per un periodo di dieci anni a partire dal 1° gennaio 2009. Bruxelles ha ricordato che, per la tassazione dei profitti derivanti da attività di traffico marittimo internazionale, le società armatoriali rispondenti a determinati criteri possano optare per un’imposta forfetaria basata sul tonnellaggio netto della flotta. La Commissione ha anche autorizzato la Danimarca a estendere l’ambito del regime di aiuti al trasporto marittimo, attualmente riservati alle navi immatricolate nel registro Danish International Shipping (Dis), includendo le attività di posa di cavi e di dragaggio. Tale regime esenta gli armatori dal pagamento delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali per i marittimi. Infine Bruxelles ha approvato un programma di aiuti presentato dall’Austria in favore del trasporto combinato. In questo caso sono previste sovvenzioni per l’acquisto di tecnologie, sistemi e attrezzature innovativi e per la realizzazione di studi di fattibilità. Il programma, in vigore fino alla fine del 2014, dispone di un budget di 24 milioni di euro. Una leva competitiva per rilanciare il trasporto marittimo, garantire la prevenzione dell’inquinamento marino e favorire una politica di semplificazione fiscale. Questa da sempre la posizione della Commissione europea sui vantaggi della tonnage tax.
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