Stop al forfait fiscal o al pauschalbesteuerung, oppure, alla lump sum tax, a seconda che il privilegio fiscale riservato dai Cantoni svizzeri ai ricchi stranieri si declini in lingua francese, in tedesco o mobilitando l’idioma della city londinese. Comunque, al di là del linguaggio usato, si tratta d’una svolta storica e non soltanto in tema di codici normativi, tasse e tributi locali, e la varietà delle lingue che ne riconoscono il contenuto lo testimonia. Gli attori principali dell’evento sono stati gli abitanti del Cantone di Zurigo. Proprio in questi giorni, infatti, i residenti con diritto di voto hanno deciso di mandare in pensione la longeva normativa fiscale che, dal 1930, autorizza il versamento d’una tassa fissa, una sorta di flat tax, da parte dei contribuenti stranieri, in stragrande maggioranza facoltosi, che risiedono entro i confini del Cantone. Si tratta di 137 soggetti, in base agli ultimi dati diffusi, tra i quali le posizioni di rilievo sono presidiate, per ragioni di notorietà e non necessariamente contabili o legate alla rispettiva dichiarazione dei redditi, da una lunga coda di Vip eccellenti tra i quali, per esempio, un posto di riguardo è riservato a Tina Turner e, a seguire, a Theo Muller, il barone del latte made in Germany e, per chiudere il podio, al magnate russo Viktor Vekselberg, l’ultimo degli oligarchi, il cui patrimonio personale è stimato intorno ai 10miliardi di dollari.
Se Zurigo ridisegna l’agenda fiscale della Confederazione
I cittadini del Cantone di Zurigo si sono comunque espressi in modo chiaro sulla questione. In 216mila, il 52,9 per cento del totale, si sono detti contrari al mantenimento del regime fiscale privilegiato. Una decisione il cui impatto pratico però non oltrepasserà i confini amministrati dall’autorità cantonale di Zurigo, ma che in futuro potrebbe avere delle ripercussioni dirette, tipo effetto domino, anche sugli altri 25 territori cantonali della Confederazione elvetica. La norma all’origine del regime fiscale privilegiato è infatti di natura confederale, quindi centrale. Spetta a ogni singolo Cantone decidere se applicarla o meno e, al momento, sono 16 le Amministrazioni che l’hanno introdotta.
Anche Charlie Chaplin tra i beneficiari della tassazione privilegiata
Un complesso sistema di norme questo che, in realtà, fu elaborato nel secolo passato come forma avanzata e innovativa di tutela sociale in favore di anziani e pensionati. Negli anni successivi alla sua introduzione, già a partire dagli anni ’30, si trasformò progressivamente in una sorta di calamita destinata ad attrarre le fortune e i patrimoni dei ricchi timonieri del giovane capitalismo europeo prima, e di quello globale dopo. Molti quindi i nomi dei personaggi illustri e dei vip che ne beneficiarono. Tra i primi, uno spazio di rilievo spetta a Charlie Chaplin.
La crisi non risparmia i bilanci svizzeri
Il brusco cambiamento di rotta registrato in questi giorni a Zurigo in materia di tasse e tributi, nonostante il clamore suscitato, non affatto rivela le ragioni che ne sono all’origine. Per alcuni analisti, infatti, si tratterebbe d’una manifestazione evidente di come la crisi della finanza mondiale abbia un impatto anche sui bilanci delle famiglie svizzere. E lo dimostrano i contribuenti elvetici che non sembrano più disposti a tollerare l’esistenza di regimi fiscali privilegiati, i cui beneficiari sono in stragrande maggioranza stranieri. Per altri attenti osservatori delle vicende elvetiche invece, il risultato del referendum di Zurigo sarebbe semplicemente il punto d’arrivo d’un diffuso sentimento d’avversione che, da decenni e non da oggi, i contribuenti svizzeri hanno maturato nei riguardi dei ricchi che trasferiscono la loro residenza entro i confini della Confederazione. Insomma, indagare le ragioni che stanno dietro la decisione degli abitanti di Zurigo risulta al momento più difficile che investigare i transiti finanziari in entrata e in uscita dalle banche svizzere.
Il privilegio fiscale? Questione di numeri
I contribuenti facoltosi, privi di nazionalità svizzera, che negli ultimi anni risultano tra i beneficiari dello schema fiscale privilegiato sono, almeno secondo quanto riportano gli ultimi dati disponibili sul tema riferibili al 2006, oltre 4mila, 4175 per l’esattezza. Un balzo in avanti notevole se si considera che nel 2003 erano meno di 3mila.
Come sono distribuiti
La loro suddivisione è piuttosto variegata e affatto uniforme. Dei 16 cantoni che offrono questo particolare vantaggio fiscale, infatti, è quello di Vaud il più ambito, scelto come residenza da ben 1100 stranieri le cui fortune eccedono in genere largamente i sei zeri sconfinando spesso oltre la soglia dei nove zeri, questione quindi di milioni e, alle volte, di miliardi di euro. A seguire, il Valais, dove si contano 860 beneficiari, e Ginevra, con 600 ricchi soddisfatti del trattamento fiscale privilegiato che ricevono.
Quanto versano i ricchi stranieri al fisco elvetico
L’applicazione del regime fiscale privilegiato consente a questi contribuenti facoltosi di versare, annualmente, nelle casse del fisco cantonale all’incirca 260milioni di euro. Si tratta d’una cifra piuttosto modesta rispetto a quella che avrebbero dovuto sborsare nel caso fosse stata loro applicata la tassazione ordinaria che vale per milioni di contribuenti svizzeri. Secondo i responsabili economici di Berna, in assenza del regime fiscale privilegiato gli oltre 4mila residenti stranieri considerate le rispettive fortune avrebbero dovuto versare al fisco locale, non quello confederale, almeno 2,6miliardi di euro. Un risparmio netto quindi pari al 90per cento, un chiaro indicatore questo del livello di convenienza offerto dai cantoni elvetici se raffrontato con i sistemi fiscali dei Paesi, per esempio, dell’area europea.
Cos’è e come funziona il forfait fiscal
Il regime fiscale privilegiato si fonda su di un principio differente rispetto a quello indicato nella Costituzione confederale. Il prelievo dell’imposta, infatti, è effettuato in relazione alla capacità di spesa del contribuente piuttosto che in proporzione ai suoi mezzi effettivi. Uno scostamento che, di fatto, impone calcoli e stime molto approssimativi e decisamente scostanti rispetto al dettato costituzionale elvetico. Da qui ha origine il privilegio. Per determinare il valore della capacità di spesa del contribuente facoltoso, infatti, si utilizza un meccanismo fondato su due diverse procedure. Innanzitutto, se il contribuente è proprietario d’un immobile, o più d’uno, si procede nella stima del valore degli affitti eventualmente percepiti in corso d’anno nel caso in cui le proprietà venissero concesse in locazione. L’entità della somma derivante dall’affitto si calcola applicando il 5 per cento al valore complessivo del patrimonio preso in esame. Per esempio, se il valore dell’immobile è di 300mila euro, i proventi stimati derivanti dall’eventuale affitto risulteranno essere pari a 15mila euro. A questo punto i 15mila euro sono moltiplicati per 5, un indice fisso questo, in modo da ottenere l’importo imponibile, cioè 60mila euro, che in base alle stime elaborate equivale alla capacità di spesa del contribuente preso in esame. È su questa somma che si applica, al termine d’una complessa procedura, l’aliquota cantonale, supponiamo pari al 10 per cento, ottenendo finalmente l’importo della tassa da versare al fisco locale, ovvero in questo caso specifico 6mila euro. Se invece il contribuente non possiede proprietà ma risulta già in affitto, la questione si semplifica in quanto la quota annuale dell’affitto versato sarà moltiplicata per 5 e sull’importo così ottenuto si applicherà l’aliquota del 10 per cento. Insomma, un sistema decisamente fuori dagli schemi di tassazione canon
ici che, negli anni, è finito per costituire un tratto proprio della cultura elvetica, non soltanto di quella fiscale e tributaria.
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