A conclusione di un’indagine avviata dalla Commissione europea a maggio 2007 sugli aiuti di Stato concessi dall’Italia ad alcuni istituti di credito nel corso delle privatizzazioni del 2004, l’Ue ha deciso di recuperare dall’Italia 123 milioni di euro, cioè parte della cifra distribuita alle banche.
La legge finanziaria italiana del 2004 ha consentito a 9 banche, già di proprietà statale, un regime fiscale favorevole: queste hanno pagato, durante le ristrutturazioni del 2004, un’imposta nominale del 9% anziché quella ordinaria sulle società che in Italia è del 37,25%. In totale, questi istituti di credito hanno riconosciuto 2 miliardi di euro di plusvalenze e la differenza tra l’imposta che avrebbero dovuto pagare e quella realmente pagata è di oltre 586 milioni di euro.
La Commissione ha considerato questi aiuti illegali, poiché hanno causato distorsioni della concorrenza, favorendo soltanto un numero ristretto di banche derivanti da ristrutturazioni precedenti. Comunque la somma che l’Italia deve restituire è limitata alla differenza tra l’imposta versata e quella che avrebbero dovuto versare, senza multe aggiuntive.
Il commissario responsabile per la concorrenza, Neelie Kroes, ha dichiarato: “Quando gli Stati membri fissano norme fiscali favorevoli per un numero ristretto di imprese, devono evitare di alterare le condizioni di parità tra i concorrenti. L’aiuto illegale concesso alle banche privatizzate deve essere recuperato e restituito ai contribuenti”.