Circa 17 miliardi di entrate. Ma pagati a caro prezzo dal contribuente chiamato ad affrontare una vera e propria giungla di tasse municipali. Oltre ad una miriade di tariffe (che forniscono un gettito analogo), dagli asili nido alle formidabili tasse cimiteriali (i cui proventi aumentano a gran ritmo, tenendo conto dei vari servizi, dalla pulizia dei sepolcri alle illuminazioni). Così i Comuni incassano dalla culla alla tomba.
Ciò non toglie che le finanze dei Comuni, come dimostrano le proteste dei sindaci, vengano strozzate dai tagli ai trasferimenti e dal patto di stabilità. Tuttavia quello che è certo è che sul versante delle entrate serva una riorganizzazione. Lo slogan lo ha lanciato il ministro della Semplificazione Calderoli: si chiama "service tax". Nelle intenzioni dell’esecutivo dovrebbe essere la chiave di volta della riunificazione dei tributi locali.
Compito non facile, perché si tratta di una miriade di balzelli tra i quali sarà difficile farsi largo. Si comincia con l’Ici che, pur essendo stata eliminata sulla prima casa, resta sulla seconda e sulle case di super lusso e il cui costo va dal 3 al 7 per mille. A pari merito per importanza c’è l’addizionale comunale sull’Irpef, mal tollerata perché di natura non progressiva, e che pesa fino allo 0,8 per cento.
Si continua con una tassa ben conosciuta ai cittadini: quella sulla nettezza urbana. Non costa poco: uno studio della Uil ha calcolato che per una famiglia di 4 componenti che vive su 80 metri quadrati il peso arriva a 213,82 euro all’anno. Inoltre sopra ci si deva pagare l’Iva: la Corte Costituzionale ha detto che è illegittima, perché non si può pagare una tassa su una tassa. Ma il governo ha presentato un emendamento al decreto "incentivi" per stabilire esattamente il contrario.
Poi tocca agli esercizi e ai commercianti: anche in questo caso il Municipio non si astiene dal prelievo. La Tosap, cioè la tassa sull’occupazione delle aree pubbliche (soprattutto per bar e ristoranti) arriva fino a 65 euro al metro quadrato. Anche per fare pubblicità si deve passare alla cassa del Comune: il costo, tarato sulle dimensioni del cartellone, può andare da 11 a 19 euro al metro quadrato. Il Municipio non rinuncia un piccolo "dazio" neppure sulla bolletta elettrica: l’addizionale va da 1,8 a 2 centesimi al kilowattora in relazione ai consumi. Nel cassetto i sindaci conservano anche un’imposta di scopo: ma fino ad oggi l’hanno tirata fuori solo un paio di comuni.
La "service tax" servirà? Non è chiaro se si potranno accorpare in un solo tributo i costi dei servizi comunali. Mentre è più probabile l’unificazione dell’Ici residua, della Tarsu, della tassa di registro e di quella sugli affitti degli immobili. Ma per questo bisognerà attendere il varo dei decreti e il cammino sarà lungo: per ora la Copaff, la commissione tecnica che sta lavorando sul federalismo fiscale, presieduta da Luca Antonini, sta facendo i conti, riclassificando i bilanci di Comuni e Regioni e quantificando i trasferimenti da sopprimere. Il tutto in vista della scadenza del 30 giugno quando arriverà in Parlamento la relazione sul federalismo fiscale prevista dalla legge 42.
Fonte ROBERTO PETRINI da http://www.repubblica.it