Quanto pesa quel bovino? L’olio sarà più «lampante» o «rettificato»? E la birra: di tipo «berliner» o «bock»?
Per rispondere basta consultare l’elenco, il registro, l’albo delle relative categorie professionali e chiedere il parere dell’esperto. Che non è mica un esperto qualsiasi, in quanto, per essere iscritto, ha tutti i requisiti e l’idonea documentazione che dimostri la sua esperienza e competenza nello stimare la stazza del quadrupede al primo sguardo o nel giudicare la qualità della spremitura delle olive. L’ultimo a entrare nel club è l’assaggiatore di pizza, infallibile nel classificare la mozzarella tra bufala «Dop» o vaccina «Stg».
Il proliferare di albi, registri e ruoli è un fenomeno che non conosce crisi. Le camere di commercio accolgono quasi sei milioni di iscritti: oltre 4 milioni sono nel registro degli esercenti di commercio, seguiti a grande distanza da agenti e rappresentanti (600mila). Non mancano i tassisti e gli autoriparatori, i grossisti ortofrutticoli e gli estetisti. E poi imbottigliatori di vino, spedizionieri, pesatori pubblici.
E chi il registro non ce l’ha? Deve solo portare pazienza: le proposte di legge per istituirne di nuovi non mancano mai. L’ultima a essere presentata riguarda la creazione di un albo nazionale degli Imam: la promotrice è Souad Sbai, parlamentare di origine marocchina del Pdl, con l’intento di porre un argine «ai predicatori musulmani fai-da-te». Tra i requisiti per iscriversi all’albo non manca una laurea di primo livello conseguita in una delle facoltà di studi orientali italiane.
E che dire dei registro nazionale degli operatori della riabilitazione equestre? Qui – se il progetto diventerà legge – troveranno posto i laureati in ambito sanitario specializzati nell’utilizzo di tecniche "equestri" per la riabilitazione dei disabili.
Dai consulenti filosofici ai mediatori interculturali, dai cuochi professionisti ai centralinisti telefonici, sono almeno trenta le proposte presentate in Parlamento per la creazione di albi o registri. «Nonostante i proclami a favore del libero mercato – commenta Maria Pia Camusi, responsabile del settore lavoro e professioni del Censis – c’è sempre voglia da parte delle associazioni di categoria di entrare nel sistema ordinistico, per ottenere una certificazione pubblica e incastonare la propria attività all’interno di quelle protette mettendo così un freno alla concorrenza».
E pazienza se l’Antitrust è più volte intervenuto con un secco «No a nuovi elenchi. No a nuove riserve», richiamando la legislazione europea, ispirata ai principi del libero mercato. In fondo, per molti, albi e registri non sono un retaggio di vecchie corporazioni ma la risposta a un’esigenza dell’uomo moderno: trovare in tempi rapidi le informazioni necessarie.
Così chi cerca una badante sa che può contare sull’albo tenuto dal comune; chi ha bisogno di un tecnico per la messa in sicurezza di un impianto elettrico, lo può rintracciare nell’elenco della camera di commercio. E così via.
Tra le new entry c’è anche l’albo degli istituti di pagamento, appena messo a punto presso la Banca d’Italia: tra pochi mesi accoglierà tutti gli operatori, come le compagnie telefoniche, che sono autorizzati dalla direttiva «Psd» a fornire ai propri clienti servizi di pagamento a distanza.
Ma c’è anche chi, invece, dopo anni di battaglie per raggiungere l’agognato traguardo, non è soddisfatto: i restauratori, ad esempio, contestano i criteri adottati dalla legge per il riconoscimento dei titoli e dell’esperienza necessari per iscriversi all’albo. Troppo "stringenti" secondo i sindacati, a tal punto da esporre al rischio di esclusione una platea di oltre 20mila lavoratori. «È una questione di sopravvivenza – spiega Serena Morello, coordinatrice nazionale per il settore restauro di Fillea Cgil -: chi non sarà ammesso all’albo non potrà partecipare agli appalti».
E al Tar del Lazio sono già stati depositati una ventina di ricorsi per incostituzionalità della norma.
Se le categorie premono per una certificazione in nome di una limitazione all’accesso in determinati servizi, va detto che però il Parlamento cerca in tutti i modi di rallentare la corsa al "numero chiuso".
In ogni legislatura vengono presentate almeno una cinquantina di domande ma quelle che passano sono di gran lunga meno. E la direttiva Bolkestein sarà un alleato importante per impedire i troppi paletti al mercato.
Albo, ruolo, elenco o registro sono assolutamente sinonimi dal punto di vista del diritto amministrativo. La diversa dizione è legata solo all’estro di chi ha redatto la legge. Tutto ciò genera ancora più confusione.
Tra l’altro, in moltissimi casi, gli elenchi non sono affidabili perché non c’è un controllo nel corso degli anni. Anche chi ha cessato l’attività da tempo resta iscritto e non si cancella. In sostanza non è prevista una revisione, per cui a volte chi cerca un "vero" e esperto potrebbe restare deluso.
Fonte: IlSole24Ore