Ridurre le emissioni di anidride carbonica, mettere un freno ai gas serra e contribuire direttamente agli obiettivi del vertice di Copenaghen sul clima: si può fare in prima persona già dalle mura di casa propria. Per arrivare a un’abitazione modello in termini di efficienza energetica, il mercato dell’eco–edilizia offre ormai una gamma vastissima di soluzioni, differenziata a seconda che si tratti di riqualificare un edificio esistente o di pensarne uno nuovo, progettato in partenza in termini di sostenibilità.
Patrimonio datato
Oltre i due terzi del patrimonio edilizio italiano è stato realizzato prima degli anni ‘80, in periodi in cui sia i processi costruttivi sia le tecnologie non tenevano in considerazione l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas alteranti il clima. Prima di intervenire sui vecchi edifici, quindi, può essere utile un’analisi energetica, fatta da tecnici qualificati, per individuare i punti critici sui quali vale la pena di intervenire anche in base al budget. Per gli edifici esistenti determinante è il contributo che deriva dagli incentivi fiscali. Tutte le operazioni di isolamento o di produzione di energia rinnovabile sono agevolate con una detrazione Irpef pari al 55% delle spese, valida per tutto il 2010.
Un primo risultato si ottiene con la semplice sostituzione degli infissi con prodotti ad alto isolamento. Lo sconto in questo caso è garantito se con i nuovi infissi si raggiungono i valori di trasmittanza (in pratica, di dispersione termica) fissati da una tabella sudddivisa per zone climatiche. Da notare che dal prossimo anno i valori si inaspriscono sensibilmente e quindi per ottenere la detrazione sarà necessario installare infissi ancora più performanti.
Gli edifici esistenti
Sempre sugli edifici esistenti si può incidere anche sulle pareti esterne che possono essere rivestite con materiale isolante creando così il cosiddetto «effetto cappotto». Anche i tetti possono essere isolati. In questo caso per ottenere un adeguato comfort termico è necessaria una buona coibentazione, che riduce la trasmissione del calore dall’esterno all’interno, abbinata a un sistema di ventilazione tra il manto di copertura (di solito tegole o coppi) e l’isolamento sottostante. In questo modo diminuisce sensibilmente la quantità di calore (o di freddo) trasmesso dalla copertura alla struttura.
Anche gli interventi sul tetto e sulle pareti esterne sono agevolati attraverso l’incentivo del 55 per cento.
Tutta la produzione di energia rinnovabile gode di incentivi: sotto l’ala del 55% si collocano l’installazione di pannelli solari, la sostituzione di impianti di riscaldamento con altri dotati di caldaie a condensazione, ma anche la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza e con impianti geotermici a bassa entalpia.
Per chi sceglie invece il fotovoltaico la strada del 55% è sbarrata: l’incentivo è dato dalle tariffe agevolate previste per i kilowatt immessi dal Conto energia, che aumentano se si fa lo «sforzo» di integrare dal punto di vista architettonico i pannelli con l’edificio esistente.
Gli edifici nuovi
Se per il patromonio esistente la riconversione al risparmio energetico passa soprattutto attraverso gli incentivi economici e fiscali, per quelli di nuova concezione i progettisti sono vincolati da una serie di obblighi di legge. Qui i livelli sono sostanzialmente tre: le leggi statali, quelle regionali e persino i regolamenti edilizi comunali, Tutti impongono standard costruttivi. Sul piano nazionale, ad esempio, il decreto legislativo 192/2005 prevede che nei nuovi edifici almeno il 50% dell’energia provenga da fonti rinnovabili. Se il costruttore poi decide di investire parecchio nell’isolamento e realizza una casa con pareti più spesse può contare su un incentivo urbanistico: il decreto legislativo 115/2008 prevede che non si calcolino come superficie realizzata gli spessori dei muri oltre i 30 centrimetri e che possano essere superati anche i limiti alle distanze minime tra edifici sempre per realizzare pareti più isolanti. Sull’obbligo di installare nei nuovi condomini impianti di riscaldamento centralizzati, con le valvole termostatiche a misurare i consumi individuali insistono invece le linee guida per la certificazione energetica (Dm 261/2009).
E proprio il certificato energetico finale (obbligatorio per gli incentivi, ma per le compravendite solo in alcune Regioni) darà la misura di quanto si è risparmiato con gli interventi: sarà quel documento a misurare il risparmio e a classificare l’immobile dopo il «lifting».
Fonte : IlSole24Ore