Archivi categoria: Contenzioso
Inammissibile il ricorso collettivo e cumulativo per il rimborso I.R.A.P.
È inammissibile il ricorso collettivo e cumulativo, proposto da più professionisti, avverso il silenzio rifiuto dell’amministrazione finanziaria sulle istanze di rimborso Irap. Non basta infatti avere la stessa situazione di diritto: è necessario che alla base vi sia anche il medesimo fatto.
Questo è quanto ha stabilito la Cassazione con la sentenza n. 10578 del il 30 aprile 2010, con riferimento ad un ricorso presentato da 17 professionisti che si opponevano al silenzio rifiuto sulle istanze di rimborso Irap, per quattro periodi di imposta. L’Ufficio eccepiva l’inammissibilità del ricorso cumulativo e, nel merito, l’infondatezza delle richieste di rimborso. La Ctp, al contrario, accoglieva il ricorso, mentre in appello la commissione regionale riteneva inammissibile la richiesta dei contribuenti, condividendo le tesi dell’ufficio. Continua a leggere
Il processo tributario diventa telematico
Istanza di autotutela: se c’è il rigetto si va in Commissione tributaria
E’ devoluta alla cognizione del giudice tributario la controversia relativa all’impugnazione del provvedimento di rigetto – espresso o tacito – dell’istanza di autotutela promossa dal contribuente per l’annullamento di un atto impositivo dell’Amministrazione finanziaria in dipendenza del carattere generale assunto della giurisdizione speciale laddove sia comunque dedotto nel giudizio un rapporto giuridico d’imposta. Continua a leggere
Misure cautelari: dalla carta alla corte. Cronaca di un sequestro
Gli uffici locali competenti all’accertamento possono chiedere, con istanza motivata al presidente dalla Ctp, l’adozione di misure cautelari, in presenza di violazioni tributarie accertate di cui è provato il fondamento (fumus boni iuris) e in relazione alle quali sussista il fondato timore di perdere la garanzia del connesso credito erariale (periculum in mora). La norma che lo prevede, l’articolo 22 del Dlgs 472/1998, è stata sfruttata dall’ufficio di Firenze 2 per ottenere dalla Commissione tributaria provinciale Continua a leggere
Autorizzazione all’appello, c’è tempo fino all’ultima udienza
L’autorizzazione a proporre appello può essere prodotta, con effetti retroattivi, nel corso del relativo giudizio, fino all’udienza di discussione del ricorso innanzi alla Commissione tributaria regionale. A tale conclusione sono pervenuti i giudici di legittimità con la sentenza n. 229 del 9 gennaio 2009. Nel caso in esame, l’Amministrazione finanziaria ricorre per cassazione nei confronti della sentenza Continua a leggere
A vuoto l’intervento del difensore, senza l’autentica dell’incarico
La certificazione di autenticità, da parte del difensore, della firma relativa al conferimento di incarico per la rappresentanza in giudizio è un elemento assolutamente indefettibile nel processo tributario, al punto che l’eventuale carenza della stessa nell’atto di appello, sia nella copia notificata all’ufficio sia in quella depositata in Commissione all’atto della costituzione, determina l’inammissibilità dell’impugnazione. Questa, sostanzialmente, la decisione della Commissione tributaria regionale del Piemonte, contenuta nella sentenza n. 34/26/08 del 27 ottobre 2008. Continua a leggere
Ricorso non oltre un anno e 46 giorni dal deposito della sentenza
E’ inammissibile l’impugnazione "tardiva" delle sentenze delle Commissioni tributarie di primo e secondo grado, anche in mancanza della comunicazione del dispositivo da parte della segreteria e senza che assuma rilievo la mancata conoscenza, per omissione del relativo avviso, della data di fissazione dell’udienza di discussione.
A tali conclusioni sono pervenuti i giudici di legittimità con la sentenza n. 29230 del 12 dicembre 2008. Continua a leggere
Chiamata in appello “parziale”: legittima se la causa è scindibile
La norma di legge secondo la quale l’appello deve essere proposto nei confronti di tutte le parti che hanno partecipato al giudizio di primo grado non fa venir meno la distinzione tra cause inscindibili e cause scindibili. Nel caso in cui la controversia abbia ad oggetto l’esistenza dell’obbligazione tributaria, la mancata proposizione dell’appello anche nei confronti del Concessionario della riscossione, convenuto in primo grado, non comporta l’obbligo di disporre la notificazione del ricorso in suo favore, essendo quest’ultimo estraneo al rapporto sostanziale dedotto in giudizio. Continua a leggere
Contenzioso, in appello il Fisco la spunta nel 41% dei casi
Aumentano le pronunce favorevoli all’Agenzia delle Entrate, con buon ritorno anche in termini economici. Al 20 settembre 2008, il Fisco ha avuto ragione, in appello, nel 41% dei casi, con una crescita del 3% rispetto al risultato registrato a fine 2007 e di quasi l’8% rispetto al 2006. Un dato che supera la soglia del 50% se si considerano anche gli esiti parzialmente favorevoli. Il trend si conferma positivo anche dal punto di vista economico: negli ultimi due anni, l’Amministrazione fiscale ha “incassato” in secondo grado pronunce favorevoli su atti di accertamento per 5,1 miliardi e sfavorevoli per 3,8. Supera i 7,8 miliardi di euro, invece, il valore degli esiti positivi per il Fisco, nello stesso periodo di tempo, su atti di accertamento impugnati presso le Commissioni tributarie provinciali. I dati sono stati presentati dai vertici dell’Agenzia alla Commissione finanze della Camera lo scorso 1
Commissione Tributaria Regionale poco
Gli accertamenti Iva compiuti presso terzi non devono essere avvalorati da controlli diretti presso il contribuente.
E’ uno dei principi enunciati, con la sentenza n. 22468 del 5 settembre 2008, dalla Cassazione.
La Suprema non ha mancato, inoltre, di evidenziare come non sia consentito in giudizio sovvertire l’onere della prova con un’affermazione di mero principio. Continua a leggere
Fatture false, al contribuente l’ultima mossa
Qualora l’Amministrazione finanziaria fornisca validi elementi di prova per contestare l’emissione di fatture “false”, grava sul contribuente l’onere di dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni. Questo è quanto ribadito dai giudici della Suprema corte con la sentenza n. 15395 dell’11 giugno scorso.
La vicenda trae origine da un contratto di nolo a freddo per l’effettuazione di lavori “movimento terra”, appaltato alla ditta ricorrente e da questa subappaltato ad altra impresa edile. Dall’esame della documentazione contabile risultava una notevole differenza tra il corrispettivo pattuito nel contratto di sub-appalto e i relativi pagamenti.
L’ufficio, pertanto, recuperava a tassazione la differenza tra i due importi, in quanto presumibilmente ascrivibile a prestazioni mai effettuate dal subappaltante. Continua a leggere