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Gli avvisi in questione scaturiscono, come accennato, dall’applicazione dell’articolo 36-bis, Dpr 600/1973, cioè dal controllo automatico che l’Amministrazione fiscale esegue sui dati contabili esposti nelle dichiarazioni. Una procedura meccanizzata che rileva gli errori materiali e di calcolo, l’esattezza delle detrazioni, delle deduzioni e dei crediti d’imposta evidenziati e verifica la tempistica dei versamenti. Se emerge una maggiore imposta rispetto a quella indicata, al contribuente viene inviata, prima della cartella di pagamento, una comunicazione di irregolarità in cui sono riportate le maggiori somme dovute.
Ciascun codice si riferisce a una determinata tipologia d’imposta e ai relativi interessi e sanzioni.
In particolare, si tratta di imposte collegate a recenti novità normative, come la cedolare secca e il contributo di solidarietà, la sostitutiva del 12,50% per affrancare i maggiori valori degli strumenti finanziari posseduti al di fuori dell’esercizio di impresa commerciale al 31 dicembre 2011 e quella del 5% per i “nuovi minimi”.
Per agevolare i contribuenti a individuare la codifica esatta, a ogni gruppo di codici è associato il numero corrispondente utilizzato per il versamento spontaneo.
I nuovi numeri vanno indicati nella sezione “Erario” in corrispondenza degli “importi a debito versati”, indicando anche il codice atto e l’anno di riferimento presenti nella comunicazione di irregolarità.
Fonte: r.fo. da nuovofiscooggi.it