Da oggi si apre ufficialmente la stagione di caccia contro gli evasori transfrontalieri. Sebbene sia sempre più probabile una proroga allo scudo fiscale, gli 007 del Fisco e dell’Agenzia delle entrate sono già a lavoro per scovare i furbetti che hanno preferito lasciare i loro tesori nei paradisi off-shore. D’ora in poi saranno tempi sempre più difficili per gli evasori, visto che gli strumenti giuridici in mano agli uomini di Attilio Befera sembrano di prim’ordine. A partire dal decreto anti-crisi dello scorso agosto, sono state infatti predisposte una serie di norme ad hoc. Le sanzioni sono state raddoppiate, sono state predisposte unità investigative speciali e sono state anche allertate le ambasciate italiane negli stati che il Fisco considera poco o per nulla collaborativi. Chi non ha utilizzato lo scudo per regolarizzare la propria posizione «troverà pane per i suoi denti», ripetono gli addetti ai lavori.
Proprio ieri si è svolto un vertice tra i responsabili economici delle ambasciate estere in Italia e l’Agenzia delle entrate per «rinnovare l’impegno» sul fronte della lotta all’evasione internazionale e «mettere in comune» le esperienze dei singoli Stati in campo fiscale. E stato «il primo incontro di una lunga serie», ha sottolineato Befera, sempre più convinto che la collaborazione internazionale è «vitale» in questo campo. Proprio oltreconfine si svolgerà gran parte del lavoro della task force composta da una cinquantina di uomini delle Entrate che, con la collaborazione della guardia di finanza e della magistratura, passeranno al setaccio le situazioni patrimoniali sospette. In primis saranno verificate le residenze estere, per valutare se siano o meno fittizie. Quindi i dati dell’anagrafe tributaria verranno incrociati con i nuovi indicatori di spesa (più puntuali e sensibili per scovare gli evasori), come le quote d’iscrizione a circoli esclusivi, le rate dei leasing, biglietti aerei, conti di hotel e rate dell’affitto. ll tutto per verificare se le dichiarazioni dei redditi siano compatibili con il tenore di vita o se invece siano sinonimo di patrimoni imboscati all’estero. Qualora si venga pizzicati, sarà davvero difficile riuscire farla franca. In base alle nuove disposizioni, infatti, gli investimenti e le attività finanziarie detenute nei paradisi fiscali «si presumono costituite mediante redditi sottratti a tassazione» salvo prova contraria a carico del contribuente.
Intanto la lotta all’evasione fiscale prosegue anche sul fronte contributivo con risultati superiori alle attese. Grazie alla collaborazione tra Inps, Entrate ed Equitalia, da gennaio a novembre stati riscossi contributi evasi e iscritti a ruolo per 3,8 miliardi «e pensiamo di arrivare a fine anno a 4,5 miliardi con un incremento del 70% rispetto al 2008», ha spiegato Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps.
Non solo. Grazie a Poseidone, questo il nome dell’operazione anti-evasione messa in campo da Inps e Agenzia delle entrate, i nuovi iscritti all’Istituto nazionale di previdenza sociale hanno superato le 20 mila unità permettendo di recuperare 70 milioni. Sono state inviate lettere a 45 mila contribuenti che non avevano regolarizzato la loro posizione con l’Inps e il 45% si è messo in regola. Nel 2010 «i controlli saranno 600 mila e puntiamo a recuperare 2 miliardi», ha aggiunto il presidente dell’istituto. Il vento insomma sembra aver davvero cambiato direzione e ora punta dritto sugli evasori.
Fonte: Sarno Carmine da Mf di mercoledì 16 dicembre 2009, pagina 2