Zone franche urbane al rush finale. Entro domani le Regioni trasmetteranno – insieme a una relazione tecnica con le proposte di interesse prioritario – al ministero dello Sviluppo economico (Mise) i progetti presentati dai Comuni italiani per accedere alle agevolazioni riservate alle piccole e microimprese che, a partire dal 1° gennaio 2008, hanno avviato una nuova attività in una "Zfu". A partire da mercoledì prossimo, poi, lo stesso Ministero – dipartimento per le Politiche di sviluppo e coesione – in collaborazione con le Regioni, passerà al setaccio le candidature, per stilare la "short list" da proporre al Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). L’ultimissima parola, però, spetta a Bruxelles, e in particolare alla direzione generale Concorrenza della Commissione Ue, che dovrà – in deroga al divieto generale previsto per gli aiuti di Stato dal Trattato Ce, deroga ammessa solo nei casi in cui le misure di vantaggio non determinano alterazioni delle condizioni di concorrenza del mercato – dare il via libera definitivo alle "Zones franches urbaines" all’italiana.
Già positivamente sperimentate in Francia a partire dal 1996, le misure di vantaggio, introdotte nel nostro Paese con la Finanziaria 2007, ma effettivamente ridefinite e rilanciate con quella di quest’anno, mirano a contrastare i fenomeni di esclusione sociale in circoscrizioni o quartieri caratterizzati da degrado attraverso il sostegno alla nascita di nuove piccole realtà imprenditoriali, che potranno godere – grazie ad un fondo, istituito nello stato di previsione del Mise, pari a complessivi 100 milioni di euro per il biennio 2008 e 2009 – di un regime fiscale e contributivo particolarmente vantaggioso, che prevede l’esenzione dalle imposte sui redditi per 5 anni, dall’Irap, dall’Ici e l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali.
Ad alcune condizioni e nel rispetto del regolamento Ce n. 1998/2006 che stabilisce il "de minimis" degli aiuti (ammontare massimo 200mila euro distribuiti su 36 mesi), le agevolazioni sono aperte, grazie a un doppio binario, anche alle piccole e medie imprese già attive nelle Zfu al 1° gennaio 2008. Restano ad ogni modo escluse le aziende che operano nei settori della costruzione di automobili e navale, della fabbricazione di fibre tessili artificiali o sintetiche, della siderurgia e del trasporto su strada, perché già destinatarie di altre forme di sostegno.
In particolare, chi apre una nuova attività economica in una delle Zone franche urbane avrà diritto all’esenzione totale dalle imposte sui redditi per i primi cinque anni d’imposta, a un’esenzione del 60% dal sesto al decimo anno, del 40% per l’undicesimo e dodicesimo e del 20% per i successivi due anni. L’esenzione riguarderà anche l’Irap per i primi cinque periodi d’imposta, fino al raggiungimento della somma di 300mila euro del valore della produzione netta per ciascun anno. Per il primo quinquennio, inoltre, stop all’Ici relativamente agli immobili situati nella Zfu di proprietà dell’impresa e utilizzati per l’esercizio della nuova attività.
Dal punto di vista previdenziale, l’esonero segue gli stessi criteri delle imposte sui redditi e si applicherà ai contratti a tempo indeterminato e a quelli a tempo determinato di durata come minimo annuale. A questo proposito, almeno il 30% dei lavoratori dovrà però risiedere nel Sistema locale di lavoro in cui è situata la Zfu.
Chiara Ciranda – Fisco Oggi