Più efficienza, maggiori controlli, migliore qualità dei servizi, personale più preparato. È il bilancio dei primi dieci anni di agenzia delle Entrate "visto" dall’interno. L’osservatorio è quello di Attilio Befera, direttore dal 2008. Cosa ha funzionato e dove occorre ancora intervenire? Parlano i numeri e ne bastano due. Nel 2001 l’attività di controllo recuperava 3,7 miliardi e l’Agenzia costava 2,2 miliardi. A conti fatti restava poco più di un miliardo e mezzo. Dopo 10 anni, nel bilancio 2010 il costo è di circa 2,8 miliardi ma abbiamo portato nelle casse dello Stato oltre 17 miliardi di euro. L’altro numero? Nel 2001 i servizi telematici ai contribuenti riguardavano solo le dichiarazioni, circa 30 milioni. Non ne venivano erogati altri. A fine 2010 l’Agenzia ha gestito 43 milioni di dichiarazioni a cui si sono aggiunti oltre 6 milioni di servizi telematici rispetto allo zero iniziale del 2001. Ma non finisce qui. In che senso? Pensi agli interpelli nel 2001 rispondevamo a circa 2mila istanze, nel 2010 siamo saliti a quasi 15mila. C’è stato poi l’addio alla carta, e non solo nostro. Nel 2001 avevamo 5,3 milioni di atti che venivano compilati e presentati su carta agli uffici. Nel 2010 sono stati ridotti a poco più di 2,8 milioni In sintesi, più efficienza a costi ridotti visto che i dipendenti sono diminuiti da 36mila a 33.200. A fine anno avete ultimato la riorganizzazione su base provinciale. Così non si scopre troppo il territorio? Uno dei pregi del "modello agenzie" è l’autonomia organizzativa. Stiamo analizzando attentamente il territorio perché alcuni uffici sono sottodimensionati e altri addirittura non servono più. Gli uffici sono stati creati sulla base di indagini condotte negli anni ’90 mentre ci sono aree diventate sempre più importanti. È il caso, ad esempio, di Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni, centri che erano scoperti e che presto avranno i loro uffici finanziari. Il riordino come inciderà sui controlli?
Quelli più semplici rimangono comunque a livello territoriale. Solo le pratiche più delicate e più complesse si spostano in provincia. Con qualche nostro accorgimento e qualche accettazione da parte dei contribuenti alla fine il modello prospettato potrà sopravvivere e andare avanti. E sui dipendenti? È circa il 10% il personale che non si è spostato: poco più di 3mila unità. Comunque non intendiamo muovere soggetti con particolari situazioni. In questi casi ci vengono in soccorso le nuove tecnologie con cui delocalizzare il lavoro. La trasparenza è l’altro cavallo di battaglia? L’audit interno esiste dal 2002. Abbiamo creato un modello che si fonda sull’individuazione dei rischi di malfunzionamento per tutti i processi aziendali. Un’analisi a cui è abbinata anche una relazione su come superare questi rischi. E non ci fermiamo qui. Siamo i soli, infatti, che vanno a verificare come il servizio è cambiato e come sono stati superati i pericoli segnalati. Poi c’è l’attività ispettiva. I risultati? Nel 2010 abbiamo collaborato con l’autorità giudiziaria segnalando 34 soggetti. Nove di questi sono stati arrestati per concussione e corruzione e licenziati immediatamente. Con l’Agenzia si è realmente separato l’indirizzo politico da quello amministrativo? Si. Lavoriamo sulla base di una specifica convenzione. Il ministro ci fornisce con una direttiva l’indirizzo strategico e gli obiettivi, poi tradotto in una convenzione che prevede impegni e risorse. Spesso si critica il fatto che suggeriate norme senza una più ampia visione macroeconomica. Le nostre proposte derivano dalla conoscenza dei contribuenti e dalle esigenze che riscontriamo sul territorio. Sono proposte che passano il vaglio del dipartimento delle Finanze che le analizza nel dettaglio. Parliamo di norme operative, poi ci sono quelle di indirizzo strategico. Ad alcune di queste partecipiamo sulla base delle nostre esperienze. Quando proponiamo una norma, inoltre, il più delle volte lo facciamo per risolvere problemi operativi che non riusciamo a superare in via amministrativa Un esempio concreto? Con la manovra estiva del 2010, abbiamo chiesto alcune delegificazioni. Ora il direttore dell’Agenzia pub decidere di far viaggiare online un determinato atto. Nei prossimi giorni, ad esempio, i contribuenti potranno dire addio alla dichiarazione di successione cartacea e effettuare l’adempimento sul web: è una norma che semplifica la vita ai contribuenti e ai nostri uffici. Sul contenzioso cosa si può fare? Con l’eliminazione della cartella dal prossimo 1 luglio e l’accelerazione della riscossione, o la giustizia tributaria si velocizza o sarà necessario individuare i punti di crisi del contenzioso e risolverli con una revisione del sistema. Non sono contrario alla conciliazione in campo fiscale, sull’esempio del mediatore americano.
Fonte: Il Sole 24 Ore di lunedì 28 marzo 2011, pagina 5