Bolletta d’oro: un cittadino attraverso l’associazione dei consumatori Adoc ha avuto il rimborso di quanto ingiustamente pagato. Il consumatore, titolare di un’utenza telefonica con Telecom Italia, si è visto recapitare una fattura per un totale bimestrale di 750 euro. Analizzando il prospetto relativo al dettaglio dei costi, il cittadino si è accorto che erano state incluse nel conteggio diverse telefonate “A satellitari internazionali”, nonché altre telefonate “A numeri speciali di altro Gestore” per un costo esorbitante. L’utente, certo di non aver mai effettuato telefonate di tal genere, ha tentato di risolvere la questione con un’apertura di reclamo all’apposito servizio 191, ma senza alcun esito favorevole. Addirittura, la Telecom Italia ha confermato la regolarità dei consumi rilevati.
Sicché, il consumatore ha fatto controllare il proprio impianto telefonico, nonché il computer utilizzato per le connessioni ad internet da un tecnico specializzato e quest’ultimo, in effetti, ha riscontrato la presenza di virus nel sistema operativo del computer utilizzato per le connessioni.
Ciononostante, la società telefonica si è rifiutata di riconoscere l’errore e, conseguentemente, di rimborsare quanto illegittimamente richiesto (e, successivamente, pagato).
Per questi motivi, l’utente ha chiesto l’aiuto dell’associazione dei consumatori Adoc e, così, ha fatto ricorso al Giudice di Pace, tutelato dagli Avvocati del Foro di Campobasso Giordano Pierluigi e Nicola Criscuoli.
Il giudice, innovando precedenti orientamenti giurisprudenziali, ha riconosciuto integralmente le ragioni del consumatore e ha condannato la società telefonica al rimborso di quanto illegittimamente riscosso e di tutte le spese legali sostenute.
L’Adoc invita tutti i cittadini a controllare attentamente le fatture, in modo da evitare la corresponsione di somme ingiuste ed illegittime.
Sicché, il consumatore ha fatto controllare il proprio impianto telefonico, nonché il computer utilizzato per le connessioni ad internet da un tecnico specializzato e quest’ultimo, in effetti, ha riscontrato la presenza di virus nel sistema operativo del computer utilizzato per le connessioni.
Ciononostante, la società telefonica si è rifiutata di riconoscere l’errore e, conseguentemente, di rimborsare quanto illegittimamente richiesto (e, successivamente, pagato).
Per questi motivi, l’utente ha chiesto l’aiuto dell’associazione dei consumatori Adoc e, così, ha fatto ricorso al Giudice di Pace, tutelato dagli Avvocati del Foro di Campobasso Giordano Pierluigi e Nicola Criscuoli.
Il giudice, innovando precedenti orientamenti giurisprudenziali, ha riconosciuto integralmente le ragioni del consumatore e ha condannato la società telefonica al rimborso di quanto illegittimamente riscosso e di tutte le spese legali sostenute.
L’Adoc invita tutti i cittadini a controllare attentamente le fatture, in modo da evitare la corresponsione di somme ingiuste ed illegittime.
Fonte : Primonumero