L’autorizzazione della Comunità europea rende operativa l’inversione contabile in settori a rischio frodi Iva
Il Consiglio dell’Unione europea ha detto sì al reverse charge per il pagamento dell’Iva relativa alle cessioni di cellulari e dispositivi a circuito integrato. L’ok con la decisione del 22 novembre, che dà il via libera a Italia, Germania e Austria per l’applicazione del meccanismo introdotto contro le “frodi carosello”.
Si può, quindi, procedere, ora, concretamente (almeno, intanto, fino al 31 dicembre 2013, come prevede la decisione) con l’inversione contabile per i settori della telefonia mobile e dei dispositivi a circuito integrato, come, ad esempio, microprocessori e unità centrali di elaborazione prima della loro installazione in prodotti destinati al consumatore finale.
Era questo, infatti, l’ultimo tassello mancante per rendere operativo l’articolo 17, comma 6, lettere b) e c) del Dpr 633/1972 introdotto dal nostro legislatore, in deroga all’articolo 193 della direttiva 2006/112/Ce, secondo il quale, la persona tenuta al pagamento dell’Iva è il soggetto passivo che effettua la cessione del bene. Ogni eccezione alla disciplina comunitaria richiede, infatti, l’autorizzazione da parte dell’Ue.
L’applicazione del reverse charge, in determinati settori, ha l’obiettivo di arginare il fenomeno dell’evasione fiscale diffuso, soprattutto, nel commercio al minuto di alcuni prodotti, come quelli indicati nella decisione del consiglio dell’Unione europea. Tale meccanismo, infatti, individua nel cessionario il debitore dell’imposta nei confronti dell’Erario, eliminando la possibilità di praticare le frodi secondo lo “schema a carosello” senza alcun versamento dell’Iva.
Fonte : IlFiscoOggi