«La ripresa è iniziata, ora la sfida sarà mantenerla». Così il Fondo monetario internazionale apre la prefazione ai sui suoi due rapporti annuali sull’economia, il Global Financial Stability Report, diffuso ieri, e soprattutto il World Economic Outlook che pubblica oggi in vista dell’assemblea annuale di Istanbul.
Le previsioni migliorano: per quest’anno ora la recessione mondiale viene stimata all’1,1 per cento in termini di Pil, 0,3 decimali meno grave di quanto previsto lo scorso luglio. E per il 2010 ora si attende una ripresa globale del 3,1 per cento, in questo caso di 0,6 punti più alta rispetto alle stime di luglio.
Anche per l’Italia il Fondo ha alzato le stime sulla crescita: i conti pubblici del nostro paese registreranno un rapporto deficit/pil del 5,6% nel 2009 e nel 2010. Il dato precedente, risalente ad aprile, parlava di un rapporto del 5,4%. Per il 2010, il rapporto passerà al 5,9%. Il rapporto debito/pil sarà pari al 115,8% quest’anno (115,3% in aprile) e al 120,1% nel 2010 (121,1%). Inoltre, il dato italiano sul deficit/pil è inferiore a quello relativo alla media dell’Eurozona (6,2% nel 2009 e 6,6% nel 2010).
«L’economia globale è tornata a crescere, e le condizioni finanziarie sono chiaramente migliorate – dice l’Fmi -. Tuttavia ci vorrà un certo lasso di tempo affinché le prospettive sull’occupazione migliorino significativamente». Perché è sul lavoro che ora si concentrano i timori di ricadute negative dalla crisi, con tassi di disoccupazione attesi oltre il 10 per cento il prossimo anno nei paesi avanzati. Bisognerà fare di più per aiutare i disoccupati a rientrare nel mercato, avverte il Fondo: «La crescente disoccupazione rappresenterà una sfida di primo piano per molte economie avanzate», avverte l’Fmi. Per gli Usa prevede che salga al 9,3 per cento sulla media di quest’anno e al 10,1 per cento nel 2010; per l’area euro stima una disoccupazione al 9,9 per cento quest’anno e all’11,7 per cento nel 2010. In Italia, nel 2010 si stima che la disoccupazione toccherà quota 10,5%.
«Considerate le prospettive di crescita a rilento sul medio termine – avverte l’Fmi – bisognerà fare di più per assicurarsi che i disoccupati vengano riassorbiti nel mercato».
«La recessione globale sta finendo, ma si profila una ripresa sommessa», prosegue l’istituzione di Washington nell’editoriale del Weo. Una ripresa che è stata favorita da misure senza precedenti, volte a contrastare «la peggior crisi dalla II Guerra Mondiale», e messe in campo da governi, banche centrali e istituzioni internazionali. Ma questo non significa che i rischi siano venuti meno: a cominciare da un possibile «stallo» della ripresa. Per questo bisogna evitare di rimuovere prematuramente le misure di stimolo. Il "rimbalzo" determinato dai piani anti crisi non va scambiato per una vera ripresa legata al un rafforzamento della domanda privata. Ma non si devono nemmeno escludere possibili sviluppi migliori del previsto, aggiunge l’Fmi: ad esempio guardando al recente rapido miglioramento delle condizioni finanziarie. Tanto che ieri nel rapporto sulla Finanza la stima sulle perdite globali causate dalla crisi è stata diminuita di 600 miliardi di dollari, anche se resta una cifra astronomica, 3.400 miliardi, di cui circa la metà ancora da individuare.
Tornando all’economia reale, per gli Usa ora l’Fmi prevede una contrazione del Pil del 3,4 per cento sul 2009, 4 decimali meno grave di quanto stimato prima, a cui seguirà un più 1,3 per cento nel 2010, dato rivisto in meglio per 0,7 punti. Per l’area euro si attende un meno 4,2 per cento nel 2009 e un più 0,3 per cento nel 2010, in entrambi i casi il dato migliora di 0,6 punti. Più consistente la revisione in meglio per quest’anno sulla Cina: un punto in più con il Pil al più 8,5 per cento, seguito da un più 9 per cento nel 2010.
Intanto, secondo l’Fmi per la media di quest’anno il prezzo del petrolio a seguito della crisi economica segnerà una caduta del 36,6 per cento, ma già nel 2010 si riprenderà del 24,3 per cento. Resterà comunque sommessa l’inflazione media, allo 0,1 per cento nel mondo nel 2009 e all’1,1 per cento nel 2010.
Fonte : ilSole24Ore