Lotta ai corrotti LE MISURE APPROVATE
No solo dell’Idv – Prescrizione, riparte la proposta del Pd IL GUARDASIGILLI «Non è un compromesso al ribasso. Inserire anche il falso in bilancio o il voto di scambio avrebbe bloccato il provvedimento»
L’anticorruzione è legge. Con un voto quasi unanime, fatta eccezione per l’Idv, la Camera ha approvato definitivamente le norme sulla prevenzione e la repressione della corruzione, che diventeranno operative tra 15-20 giorni. Un successo per il governo, che dopo la fiducia del giorno prima, ha incassato 480 sì (19 i no e 25 gli astenuti) al provvedimento riscritto – rispetto al testo originario del 2010 firmato da Angelino Alfano – dai ministri Filippo Patroni Griffi e Paola Severino. Quest’ultima non nasconde la soddisfazione per «la grande condivisione del progetto» e definisce «non corretto parlare di compromesso al ribasso» come aveva detto Antonio Di Pietro. Quanto al «si poteva fare di più» risuonato nell’aula come un mantra, il ministro ha detto che no, non si poteva fare più di così perché le norme su prescrizione, falso in bilancio, autoriciclaggio, voto di scambio, se inserite nel ddl ne «avrebbero rallentato, se non bloccato» la legge. «Sono norme su cui il Parlamento si dibatte da anni e sulle quali ora viene espressa una volontà politica che non posso non apprezzare – ha osservato il ministro -. Questo governo ha le risorse tecniche per offrire il suo contributo».
Insomma, sembra che l’approvazione della legge abbia fatto il miracolo di avvicinare posizioni da sempre inconciliabili e che nei pochi mesi che mancano alla fine della legislatura potrebbe essere approvata non solo una riforma del falso in bilancio ma persino della prescrizione, sebbene su questi temi non sia stato possibile trovare un accordo nei cinque mesi di gestazione dell’anticorruzione. Ieri, in commissione Giustizia è stata ricalendarizzata per mercoledì prossimo la proposta di legge del Pd sulla prescrizione, «accantonata – spiega Donatella Ferranti – all’epoca in cui si parlava di prescrizione breve e processo lungo. Ci sembrava giusto riprendere in mano la questione, anche se il testo base è da migliorare, per affrontarla a tutto tondo. Abbiamo constatato la disponibilità a riprendere in mano la questione e perciò – conclude Ferranti – abbiamo chiesto di inserire il provvedimento all’ordine del giorno». Del resto, all’indomani del voto del Senato sull’anticorruzione, anche il governo aveva lasciato trapelare l’intenzione di intervenire sulla prescrizione (e sul voto di scambio) con ddl (o addirittura con decreto) e comunque la Severino aveva detto che il tema è già da tempo allo studio dei suoi uffici. Si vedrà se la riforma arriverà al traguardo e, soprattutto, se potrà avere – ed entro quali limiti – effetti retroattivi sui processi in corso, per alcuni dei quali, come quelli di concussione, la legge appena approvata opera invece un ulteriore taglio (un terzo) rispetto a quello già introdotto nel 2005 con la Cirielli.
E di concussione si è parlato anche in aula, ieri, da parte non solo dell’Idv, che ha reiterato le critiche alle nuove norme e il rischio di «un’amnistia mascherata», ma anche del Pd, del Pdl e della Lega. Quest’ultima, che nei mesi scorsi era rimasta piuttosto defilata, ha contestato la riduzione della pena (da 12 a 8 anni) e quindi della prescrizione (da 15 a 10) sostenendo, con Carolina Lussana, che si tratta di una modifica ad personam, cioè a vantaggio di Filippo Penati, accusato fra l’altro di concussione per induzione. Non ha replicato il Pd, che con Andrea Orlando ha preferito sottolineare l’importanza della punibilità dei soggetti «indotti» nel nuovo reato che sostituirà la concussione per induzione, mentre Maurizio Paniz del Pdl è tornato alla carica su Penati e sul fatto che la legge manderà «immediatamente» in prescrizione le relative accuse, ma si è anche lanciato in un’inedita intemerata contro lo «spacchettamento» della concussione, ricordando che quella per induzione «è statisticamente la più comune». Ciò nonostante, il Pdl ha votato «convintamente» la legge, di cui anche ieri ha rivendicato la paternità ricordando che il ddl originario porta la firma di Alfano. «Da quel nome è partito – ha detto Paniz – e con quel nome ora diventa legge dello Stato».
A parte l’Idv, che chiede al Capo dello Stato di rimandare la legge in Parlamento, dal Pd al Pdl, passando per l’Udc, Fli e anche per la Lega, tutti hanno definito la legge «un primo passo», segnalando ciò che non c’è e che avrebbero voluto. Ma sottolineando anche gli aspetti positivi, soprattutto nella parte sulla prevenzione: incandidabilità per i condannati, stretta sugli arbitrati da cui saranno esclusi i giudici, liste bianche nelle prefetture con i nomi delle imprese non soggette a tentativi di infiltrazione mafiosa, esclusione dei condannati dagli appalti, anonimato garantito ai dipendenti pubblici che segnalano illeciti compiuti da colleghi, tetto decennale per gli incarichi fuori ruolo di magistrati e avvocati dello Stato.
ELENCO ANTIMAFIA
Istituita nelle prefetture la white list delle aziende
Per l’efficacia dei controlli antimafia nelle attività imprenditoriali, presso ogni prefettura è istituita una sorta di «white list», un elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa operanti nei medesimi settori. L’iscrizione negli elenchi della prefettura della provincia in cui l’impresa ha sede soddisfa i requisiti dell’informazione antimafia per l’esercizio della relativa attività. La prefettura effettua verifiche periodiche per verificare l’insussistenza di rischi di infiltrazioni malavitose e, in caso di esito negativo, dispone la cancellazione dell’impresa dall’elenco. Tra le attività più esposte al rischio di infiltrazioni malavitose sono indicate, tra le altre, il trasporto di materiali a discarica per conto di terzi; il trasporto, anche transfrontaliero, e lo smaltimento di rifiuti per conto di terzi; estrazione, fornitura e trasporto di terra e materiali inerti; confezionamento, fornitura e trasporto di calcestruzzo e di bitume; guardianìa dei cantieri.
EFFICACIA MEDIA
MAGISTRATI
Per gli incarichi pubblici bisogna essere «fuoriruolo»
I l comma 66 dell’articolo 1 stabilisce che, per svolgere incarichi presso istituzioni, organi ed enti pubblici, nazionali ed internazionali, attribuiti in posizioni apicali o semiapicali (compresi quelli di titolarità dell’ufficio di gabinetto) i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, avvocati e procuratori dello Stato devono essere collocati in posizione di fuori ruolo. L’obbligo di dichiararsi «fuori ruolo» deve permanere per tutta la durata dell’incarico. Gli incarichi in corso alla data di entrata in vigore della legge anticorruzione cessano di diritto se, nei 180 giorni successivi, non verrà adottato il provvedimento di collocamento in posizione di fuori ruolo. Il Governo potrà – con un decreto legislativo – individuare altri incarichi, anche negli uffici di diretta collaborazione, per i quali sarà necessario il collocamento fuori ruolo dei magistrati. Per fare questo il Governo ha quattro mesi di tempo. Il collocamento fuori ruolo può durare al massimo dieci anni.
EFFICACIA BASSA
INCANDIDABILITÀ
Entro un anno il Testo unico
E ntro un anno il Governo dovrà adottare il testo unico in materia di incandidabilità alle cariche elettive anche locali e di governo. Nel decreto legislativo il Governo dovrà anche prevedere l’incandidabilità temporanea a deputati o a senatori per coloro che abbiano riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti previsti nel libro secondo, titolo II, capo I, del Codice penale ovvero per altri delitti per i quali la legge preveda una pena detentiva superiore nel massimo a tre anni.
Il Governo dovrà anche operare una completa ricognizione della normativa vigente in materia di incandidabilità alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali e di divieto di ricoprire le cariche di presidente della Provincia, sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale, presidente e componente del consiglio circoscrizionale, presidente e componente del consiglio di amministrazione dei consorzi.
EFFICACIA MEDIA
INFLUENZE ILLECITE
Punito chi sfrutta le sue relazioni
V iene introdotto un nuovo reato per chi sfrutta le sue relazioni con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio. Chiunque fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita verso il pubblico ufficiale, in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio, sarà punito con la reclusione da uno a tre anni.
La stessa pena si applica anche a chi indebitamente dà o promette denaro o altro vantaggio patrimoniale.
La pena è aumentata se il soggetto che indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale riveste la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico servizio. Le pene vengono aumentate anche nel caso in cui i fatti sono commessi in relazione all’esercizio di attività giudiziarie. Pene diminuite, invece, se i fatti sono di «particolare tenuità».
EFFICACIA ALTA
CORRUZIONE TRA PRIVATI
Pena raddoppiata se la società è quotata
S ono puniti con la reclusione da uno a tre anni gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori che, compiendo o omettendo atti in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà, cagionano nocumento alla società.
Il disegno di legge prevede che le pene vengano raddoppiate se si tratta di società con titoli quotati sui mercati regolamentati italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante.
Il testo approvato dal Senato, senza modificare la fattispecie penale ex articolo 2635 Codice civile, approvata dalla Camera, ha introdotto la procedibilità a querela della corruzione tra privati; si procede d’ufficio quando dall’illecito derivi una distorsione della concorrenza nell’acquisizione di beni e servizi.
EFFICACIA MEDIA
CORRUZIONE-CONCUSSIONE
Nuovo reato per chi induce a pagare
L’attuale reato relativo alla cosiddetta corruzione impropria del pubblico ufficiale (corruzione per un atto d’ufficio), ora rubricato «corruzione per l’esercizio della funzione», viene riformulato in modo da rendere più evidenti i confini tra le diverse forme di corruzione: da una parte, la corruzione propria, che rimane ancorata alla prospettiva del compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio; dall’altra, l’accettazione o la promessa di una utilità indebita, da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, che prescinde dall’adozione o dall’omissione di atti inerenti al proprio ufficio. Nel codice penale entra l’induzione indebita a dare o promettere utilità (la cosiddetta concussione per induzione), che punisce sia il pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che induce il privato a pagare (reclusione da 3 a 8 anni) sia il privato che dà o promette denaro o altra utilità (reclusione fino a 3 anni).
EFFICACIA BASSA
ARBITRATI
I magistrati restano fuori da collegi e incarichi
Scatta il divieto di partecipare a collegi arbitrali o di assunzione di incarico di arbitro unico per magistrati ordinari, amministrativi e contabili. Stesso divieto anche per gli avvocati e procuratori dello Stato e "giudici" tributari. Una prescrizione che, se violata, comporta la decadenza dagli incarichi e la nullità degli atti.
La legge modifica anche la norma in tema di arbitrati contenuta nel Codice degli appalti: le controversie sui diritti soggettivi derivanti dall’esecuzione di contratti pubblici, relativi a lavori, servizi, forniture, concorsi di progettazione e di idee, possano essere risolte con un arbitrato soltanto previa autorizzazione dell’organo di governo della Pa. Senza sia il ricorso che l’inclusione della clausola compromissoria nel bando sono nulli. Una disciplina che viene estesa anche agli analoghi contenziosi in cui sia parte una società a partecipazione pubblica o una sua controllata o che comunque abbiano ad oggetto opere o forniture finanziate con risorse a carico di bilanci pubblici.
RESPONSABILITÀ «231»
Così l’impresa rischia per nuovi illeciti
Imprese a rischio «231» anche per induzione indebita e corruzione tra privati. L’anticorruzione allunga infatti la lista dei reati presupposto (quelli per i quali risponde in prima persona la società, qualora ne tragga vantaggio, se sono commessi da un dipendente).
Si inserisce l’induzione indebita a dare o promettere utilità abbinandola alle misure previste per corruzione e concussione (in caso di accertamento della responsabilità, la sanzione potrà superare il milione 200mila euro, oltre al corollario di sanzioni interdittive che può andare sino alla sospensione dell’attività o al commissariamento).
La corruzione tra privati, invece, finisce nel novero dei reati societari in sostituzione dell’attuale «infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità». Più lievi le sanzioni a carico dell’impresa: 600mila euro al massimo l’importo che l’autorità giudiziaria può decidere di far pagare.
EFFICACIA ALTA
EFFICACIA MEDIA
WHISTLEBLOWING
«Scudo» disciplinare per l’addetto che denuncia
Il pubblico dipendente che denuncia all’autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, o riferisce al proprio superiore gerarchico, condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza sul luogo di lavoro (il cosiddetto whistleblowing), non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati, direttamente o indirettamente, alla stessa denuncia.
Nell’ambito del procedimento disciplinare, l’identità del dipendente che ha fatto la segnalazione non può essere rivelata, senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell’addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l’identità può essere rivelata se la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell’incolpato.LE DELEGHE
Il governo fa il carico di adempimenti futuri
Oltre alle disposizioni ordinamentali, la legge anticorruzione porta anche un corredo di futuri impegni per il governo. Ad esempio, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, bisogna disegnare una disciplina organica degli illeciti (e delle relative sanzioni disciplinari) correlati al superamento dei termini di definizione dei procedimenti amministrativi. Stessa scadenza per il riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.
Sempre sei mesi di tempo per aggiornare le norme in materia di attribuzione di incarichi dirigenziali e di incarichi di responsabilità amministrativa di vertice nelle Pa e negli enti di diritto privato sottoposti a controllo pubblico. Nell’esercizio di questa stessa delega, il governo dovrà modificare la disciplina delle incompatibilità con cariche elettive o la titolarità di interessi privati in conflitto con l’esercizio imparziale delle funzioni pubbliche affidate
EFFICACIA ALTA
EFFICACIA BASSA
PIANO NAZIONALE
Rotazione dei dirigenti nei settori più esposti
Al Dipartimento della funzione pubblica è assegnato il compito di predisporre il Piano nazionale anticorruzione.
In questo modo si intende fornire alla Funzione pubblica gli strumenti adeguati per coordinare l’attuazione delle strategie di prevenzione e contrasto della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione elaborate a livello nazionale e internazionale. Al Dipartimento spetta poi l’individuazione e la promozione di norme e metodologie comuni per la prevenzione della corruzione, coerenti con gli indirizzi, i programmi e i progetti internazionali.
La legge anticorruzione attribuisce poi alla Funzione pubblica il potere di definire i criteri per assicurare la rotazione dei dirigenti nei settori particolarmente esposti alla corruzione e misure per evitare sovrapposizioni di funzioni e cumuli di incarichi nominativi in capo ai dirigenti pubblici, anche esterni.
EFFICACIA MEDIA
AUTHORITY
Dalla Civit i pareri sugli incarichi esterni
La Civit (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche) indossa le vesti di Autorità nazionale anticorruzione. Oltre ad approvare il Piano nazionale e a collaborare con gli analoghi organi stranieri, può anche individuare gli interventi che possono favorire la prevenzione e il contrasto della corruzione.
La Civit può esprimere pareri agli organi dello Stato e a tutte le Pa sulla conformità di atti e comportamenti dei funzionari pubblici alla legge, ai codici di comportamento e ai contratti, collettivi e individuali, che regolano il rapporto di lavoro pubblico. Ma soprattutto esprime pareri (comunque facoltativi) al fine del rilascio delle autorizzazioni per lo svolgimento di incarichi esterni da parte dei dirigenti amministrativi dello Stato e degli enti pubblici nazionali. Entro il 31 dicembre di ogni anno, riferisce in Parlamento sulle attività di contrasto della corruzione e sull’efficacia delle norme in vigore.
EFFICACIA MEDIA
Fonte: Il Sole 24 Ore