Si mette un punto (e virgola) sulla questione IMU. Dopo il caos degli ultimi mesi – si paga, non si paga – generato dalle indecisioni del governo Letta sul pagamento dell’imposta sulla prima casa, ecco arrivare l’elenco dei Comuni italiani chiamati ad integrare l’imposta del 2013 entro il 16 gennaio 2014. Integrazione che, secondo il decreto legge, spetta a quei comuni che hanno stabilito per quest’anno un’aliquota superiore allo 0,4%.
Come fare per capire se si appartiene ad un comune – sono oltre 800 – in cui è stato approvato il pagamento extra oppure no? Il Ministero delle Finanze ci viene incontro, pubblicando sul sito l’elenco – suddiviso per Regioni e Province – di tutte le città in cui è stata approvata la delibera che ufficializza l’addizionale IMU sulla seconda rata della prima casa (per le seconde case, infatti, il discorso resta immutato e la tassa resta confermata).
Ma perchè questo esborso non previsto su una tassa che a detta del Governo sarebbe stata coperta direttamente dallo Stato? Perchè la copertura non è stata possibile: mancano infatti le risorse nelle casse dello Stato per garantire la copertura totale della tassa e così dei circa 3 miliardi necessari, il Governo ha in mano solo 2,1 miliardi. Perciò i primi cittadini di quei Comuni che nel 2013 hanno deliberato aliquote superiori allo 0,4% faranno pagare entro il prossimo gennaio il 40% della maggiorazione, mentre il 60% resta allo Stato. Circa 3 milioni di edifici in quasi tutte le province italiane dovranno pagare tra i 71 e i 104 euro, a seconda dell’aliquota comunale del 2013: sono i dati della Cgia di Mestre, a cui probabilmente si aggiungeranno ulteriori quote relative alla IUC, l’imposta unica comunale introdotta con la legge di Stabilità 2014 .
Ed è la stessa Cgia a fornirci degli esempi pratici sulla quota che entro un mese molti cittadini si troveranno a pagare: “Per una abitazione di tipo civile (categoria catastale A2) con una rendita di poco superiore ai 621 euro (dato medio nazionale), l’aumento di aliquota di due punti si potrebbe tradurre in un aggravio complessivo di circa 209 euro”, spiega l’associazione, specificando però che “solo la metà sarà in capo al contribuente che dovrà quindi pagare 104 euro”.
Situazione simile per un’abitazione di tipo economico – categoria catastale A3 – con una rendita di 421 euro: in questo caso, “l’incremento di due punti dell’aliquota sulla prima casa si tradurrà in un aumento complessivo di 142 euro”, e quindi di 71 euro a carico del proprietario.
Milano e Roma restano le città in cui ai contribuenti verrà chiesta la cifra più alta: con le aliquote rispettivamente dello 0,6 e 0,5%, infatti, il costo medio dell’integrazione si aggira intorno ai 100 euro per Milano e 70 euro per le abitazioni della Capitale. Fortunati invece i cittadini di Palù, nel veronese: qui il sindaco Francesco Farina ha deciso di non far pagare la Mini-Imu ai suoi concittadini, trovando altre entrate per evitare questa spesa.
Fonte: yahoo finanza