I titolari di partita Iva, per effettuare cessioni e acquisti nell’Unione Europea, sono ora tenuti a iscriversi al cosiddetto "Vies". L’adesione all’archivio informatico costituisce un ulteriore adempimento imposto alle imprese (ma non solo, come riferiamo a pagina 29) per combattere il fenomeno delle frodi Iva, in risposta alle ripetute raccomandazioni di Bruxelles. Negli ultimi mesi sono stati introdotti infatti l’elenco clienti e fornitori, le comunicazioni legate alle black list e una versione degli Intrastat più dettagliata rispetto a quelle varate negli altri stati europei. Nessun dubbio sulla loro opportunità.
Tuttavia, come osservano molti tecnici, si tratta di obblighi "unilaterali" che impegnano i contribuenti italiani più di quelli residenti altrove e che rischiano di risultare inefficaci proprio in relazione alle disomogeneità dei meccanismi adottati nei vari paesi. Il sistema Vies, per esempio, se ha il merito di bloccare le frodi in entrata, potrebbe non impedire quelle in uscita, realizzate attraverso triangolazioni con operatori di stati Ue che non hanno adottato l’archivio. In definitiva, quindi, un carico in più per le imprese italiane e scarsi benefici per le casse europee.
Fonte: Il sole 24 ore