I giudici del Tribunale di Milano hanno accertato un vasto giro di attività di commercializzazione di licenze d’uso di software e consultazione banche dati realizzate con "il solo scopo di porre in essere, con una serie di cessioni fittizie con fatturazione a cascata, un sistema di frode – c.d. carosello – all’Iva".
La frode carosello è un abuso dell’esenzione Iva nelle transazioni intracomunitarie. È definita "carosello" poiché caratterizzata dal fatto che tra il soggetto cedente e il cessionario si interpongono società, costituite in modo fittizio, prive di autonomia e capacità gestionali. La caratteristica tipica della frode consiste nell’emettere fatture evadendo l’Iva. In buona sostanza, l’imposta si evade attraverso un giro non virtuoso di fatture teso a garantire guadagni illeciti.
La truffa partiva con la vendita fittizia, fuori campo Iva, di banche dati e licenze software a due società svizzere, che rivendevano fittiziamente i beni a una società "cartiera" italiana, la quale, a sua volta, vendeva quanto acquistato ad altra "cartiera" italiana. Veniva insomma creato un "meccanismo di fatturazione a cascata, interponendo, nella stessa fatturazione società cartiere italiane e interponendo nella vendita società estere, apparentemente terze ma in realtà…" tutte riconducibili al titolare delle società svizzere, peraltro a sua volta sottoposto a giudizio separato.
Tutto questo mulinare di operazioni comportava la creazione di un debito Iva a carico di una delle società "cartiere", che non effettuava alcuna dichiarazione fiscale ed era destinata a essere intestata a un prestanome, e un "credito Iva a favore dei clienti italiani che veniva utilizzato a compensazione di debiti Iva".
Il Tribunale di Milano, accogliendo le richieste del Pubblico ministero, ha condannato i due imputati, oltre che alla reclusione, rispettivamente, per due anni e due mesi e per un anno e otto mesi, al risarcimento del danno subito dall’agenzia delle Entrate, costituitasi parte civile: 219,5 milioni di euro a titolo di danno patrimoniale, 21,9 milioni a titolo di danno morale.
Paolo Tenaglia – Nuovo Fisco Oggi