A partire dal 2009, è anticipato al 30 settembre del periodo d’imposta nel quale gli studi di settore entrano in vigore il termine per la loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (termine fissato eccezionalmente al 31 dicembre per l’anno 2008). Sempre dal 1° gennaio 2009, inoltre, nella prospettiva ormai certa dell’attuazione del federalismo fiscale, la loro elaborazione avverrà su base comunale e regionale, anche nel quadro del coinvolgimento dei comuni nell’attività di accertamento dei tributi erariali. Sono, in sintesi, le novità introdotte dalla "manovra d’estate" in tema di studi di settore, la seconda delle quali è caratterizzata da una forte innovatività.
Studi di settore sempre più sul territorio
Come detto, a partire dal 2009, gradualmente, gli studi di settore saranno elaborati su base regionale e comunale, sentite le associazioni professionali e di categoria.
Presupposto di tale novità è l’attuazione del federalismo fiscale, istituto giuridico che si appresta a essere introdotto a breve nel nostro ordinamento, dopo la recente approvazione, in via preliminare, del testo del disegno di legge da parte del Governo, avvenuta lo scorso 11 settembre.
Non solo. L’elaborazione degli studi di settore si avvarrà del coinvolgimento dei Comuni nel quadro della loro partecipazione alle attività di accertamento dei tributi erariali, svolta in collaborazione con gli uffici dell’agenzia delle Entrate.
Come è noto tale possibilità è stata disciplinata dall’articolo 1 del decreto legge 203/2005, e ha trovato concreta attuazione grazie al provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate del 3 dicembre 2007, che ha stabilito le modalità effettive di partecipazione dei Comuni alla predetta attività di accertamento.
In particolare, la partecipazione incentivata comporta una quota del 30% dei proventi derivanti dalle maggiori somme riscosse a titolo di tributi, sanzioni e interessi, a seguito dell’emanazione dell’accertamento fiscale al quale l’ente locale ha concorso.
L’elaborazione degli studi di settore su base regionale e comunale è tesa essenzialmente a calare tale strumento nelle realtà territoriali nelle quali le attività oggetto di accertamento sono inserite. Infatti, spesso, il correttivo territoriale, già contemplato nella redazione dei vigenti studi di settore, non sempre riesce a cogliere la diversità dei contesti socio-economici e il loro grado di sviluppo, attesa l’importanza strategica dell’ambito territoriale nel quale le attività economiche vengono svolte.
La partecipazione degli enti locali intende ovviare proprio a tali difficoltà, in considerazione del fatto che gli stessi hanno una conoscenza diretta del territorio per lo svolgimento della funzione istituzionale di presidio dello stesso, una conoscenza che li rende i soggetti più adatti e idonei a fornire una serie di dati ed elementi sulle attività economiche ivi svolte.
Per quanto attiene alle modalità di attuazione della norma, l’articolo 83, comma 20, del Dl 112/2008, rinvia all’emanazione di un apposito decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze. L’elaborazione degli studi su base regionale o comunale dovrà avvenire con criteri di gradualità entro il 31 dicembre 2013.
Argentino D’Auro – Fisco Oggi