La crisi finanziaria internazionale non lascia indenne la Confederazione elvetica. I segnali sono preoccupanti, soprattutto sul fronte della disoccupazione, che ha visto salire, per la prima volta in 2 anni, il numero dei senza lavoro (a dicembre hanno oltrepassato la soglia delle 118mila unità n.d.r.). Troppi per un Paese come la Svizzera, tanto che il dato dicembrino, soltanto in parte riconducibile agli effetti negativi della congiuntura, è comunque bastato per convincere le autorità elvetiche a una pronta revisione dell’attuale politica fiscale e, per indirizzare, gli sforzi dei responsabili dell’economia alla ricerca di nuove fonti di entrate. In pratica, l’obiettivo del cambio di strategia è aumentare senza ulteriori indugi le risorse disponibili sui conti pubblici da destinare al finanziamento del Welfare confederale, tra i più generosi e sofisticati tra quelli adottati dai Paesi a economia-avanzata, ovvero ricchi.
Il Fisco elvetico gioca la carta dei casinò
Per raggiungere questa duplice finalità, assicurare maggiori entrate per i servizi sociali e rispondere, allo stesso tempo, alla crisi che incombe sui conti svizzeri, l’Esecutivo elvetico ha deciso di richiedere alla Commissione federale delle case da Gioco (Cfgc), un parere sulla possibilità di sfruttare in maniera ancor più razionale il potenziale fiscale dei diciannove casinò che operano in territorio svizzero. Dopo aver analizzato le diverse soluzioni disponibili, la Commissione ha formalizzato la sua proposta che, se attuata, dovrebbe incrementare di 15 milioni di euro le entrate derivanti dalle sale da gioco. In pratica, si tratterebbe di abbassare e uniformare la soglia oltre la quale si applica la progressione dell’aliquota della tassa versata annualmente dai casinò, dall’attuale soglia di circa 13 milioni di euro a quella inferiore pari a 6. Negativo invece il giudizio espresso in riferimento a un aumento netto della progressività, misura questa che la Commissione ha ritenuto non applicabile, soprattutto in una fase di congiuntura e di contrazione dei flussi monetari destinati alle sale da gioco.
Il gioco, un business da 2,7miliardi di euro l’anno
Il volume complessivo delle somme che i cittadini elvetici indirizzano annualmente sui giochi e sulle lotterie ammonta a circa 3 miliardi di euro, 2,7 per l’esattezza, almeno secondo gli ultimi dati disponibili. Come risultato, in media ogni singolo residente ogni anno indirizza circa 360 euro al capitolo della fortuna. Un’economia quella della fortuna che, oramai da un decennio, non incontra contrazioni di rilievo, anche se l’anno passato per la prima volta è stata segnalata una riduzione negli importi pro-capite indirizzati sul gioco e sulle scommese.
Dai casinò 367milioni di euro all’erario federale
Nel dettaglio, riguardo la performance specifica registrata dai casinò, il gettito dell’imposta che si applica sui guadagni che contabilizzano è pari a circa 368milioni di euro l’anno. La quota maggiore, oltre 300 milioni di euro, è utilizzata per finanziare l’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), mentre la parte rimanente è distribuita tra i diversi Cantoni che ospitano i casinò. In realtà, si tratta d’una somma piuttosto modesta, soprattutto se raffrontata con i 38miliardi di euro che annualmente il fisco federale incassa dal gettito di imposte, tasse e tributi. Un dato questo che ha suscitato spesso giudizi piuttosto negativi da parte di chi vorrebbe un intervento deciso del fisco sul business che ruota attorno alle case da gioco e all’indotto che vi gravita. A oggi sono oltre 2000 gli occupati che vi trovano lavoro, numero questo che non tiene conto dell’indotto e dei settori connessi, su diversi piani, al business della fortuna.
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